Storie incise nel legno

di Mario Francesco Simeone

Le cose portate dal mare non lasciano tracce, il loro percorso non si disperde nel calcolo delle distanze ma rimane segnato nella sostanza che li costituisce. Quella materia appare logorata e indifferente, svolgerne la trama è un invito, perché del relitto rimane una forma esteriore da interpretare, una ruvidità salina da percorrere. Sul legno alla deriva, i flussi hanno inciso la levigatura di un racconto, un presentimento di tempi e luoghi distanti o inesistenti. Questi attraversamenti concretizzati in una forma, delineano la struttura delle opere di “Cronache da un naufragio”, di Antonio Barbagallo. Come frammenti confluiti nell’instabilità linguistica dell’oggetto d’arte, legni, tessuti e colori sono testimoni di un racconto consumato, da ascoltare e tramandare, materiali assemblati raccontano di ombre e profondità con una voce propria. Tutto è solcato, segnato da una storia che scorre, tendendo e cicatrizzando il limite del supporto per articolare il proprio linguaggio, con l’inganno o la scoperta. L’equilibrio della composizione è costruito con la congruenza dei segni opposti, del silenzio degli abissi e del verso delle onde. Il ritorno e la deriva tendono i propri esiti estremi per congiungersi in un istante, la patria e l’estraneo arrivano a confondersi. Tale sospensione è destinata a essere scossa, perché la materia dell’opera ha l’aspetto di Proteo, la sua poesia è mutevole, modulata dal tempo. Le parole richiamano legittimamente alla contemporaneità, i naufraghi assumono altre fattezze, descrivono eventi traumatici che solo l’uso simbolico può traslare in una dimensione narrativa e vitale. Il reale si reinventa nell’ipotesi di nuovi approdi. Per ciò che sta accadendo non esiste soluzione, riduttivo teorizzarne una o mille. La sfida è immaginare nuove modalità del racconto, rendere trasmissibile l’esperienza attuale della ridefinizione dei parametri e dei territori. L’arte apre nuovi spazi, eccedendo il punto di vista, sintetizzando il sottile stridore di sottofondo che interferisce nella tradizione della cronaca, per trasformare il conflitto tra esseri umani in disputa tra dei, la storia in epos, il relitto in un monumento.

 

 

 

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